Pasta integrale, tra benefici e falsi miti

Bowl of wholegrain pasta spirals or fusilli, over light wooden background. Copy space

Rinunciare a un bel piatto di pasta in nome della silhouette? Sbagliatissimo. Vi spieghiamo il perché: la pasta può essere consumata quotidianamente, una giusta porzione condita con pomodoro o verdure non solo non fa ingrassare, ma – lasciando sazi più a lungo – non ci invoglia a consumare alimenti fuori pasto.

Negli ultimi venti anni tra i fenomeni più rilevanti c’è l’attenzione alla pasta integrale, in continua crescita. Il merito è sia di una maggiore consapevolezza negli acquisti, intesa come maggiore attenzione al benessere che ne deriva, sia di una gradevolezza aumentata negli anni, forte di lavorazioni che nulla hanno da invidiare alla classica pasta di semola di grano duro. Ma questo non vuol dire che “la pasta non integrale” faccia male. Vediamo perché.

Integrale contro i picchi glicemici.

Ma è vero che la pasta integrale va meglio per la dieta? Ebbene sì. Premesso che 100g di pasta bianca hanno le stesse calorie di 100g di pasta integrale, quest’ultima è più ricca di fibre, vitamine, minerali e proteine: la grande differenza sta nel 50% in più di potassio che si trova nella pasta integrale, come il 64% di ferro e il 62% di zinco che vi si trova. Ed è qui, nei sali minerali che la differenza si fa importante.

Inoltre il germe di grano è ricco di antiossidanti e vitamine del gruppo E, mentre la crusca è più ricca nel gruppo B. Avere tutte queste parti del grano nella semola integrale significa ritrovare nella pasta ottenuta tutti questi nutrienti, a tutto vantaggio del consumatore e del suo stile di vita. Rispetto a quella raffinata, la pasta di farina integrale ha un indice e un carico glicemico più basso, di conseguenza fa salire e scendere meno rapidamente il livello di zuccheri nel sangue (glicemia)

Senza fare rinunce.

L’aumento dei consumi di pasta e cibi integrali ha generato in molti l’errata convinzione che il cibo “non integrale” faccia addirittura male. Non esistono cibi che fanno bene e cibi che fanno male, liberiamoci  dalla schiavitù del pensiero manicheo. È la madre di tutti gli equivoci. Questa errata convinzione nasce perché molti non conoscono il processo produttivo della decorticazione del chicco.

È un processo meccanico, in cui seme e crusca vengono separati dalla forza di gravità e dal passaggio attraverso appositi rulli. Invece ci si riferisce a semola di grano duro o alla farina 00 come farine “raffinate”, come se venissero trattate con sostanze chimiche. Ma non è così. La semola classica è buonissima e, dal punto di vista nutrizionale, le differenze tra questi due tipi di pasta sono minime. Anche una pasta “tradizionale” ha di per sé un indice glicemico basso (30-35) e garantisce il suo apporto di carboidrati complessi a lento assorbimento, proteine e fibre.