Pasta: le 10 ricette più amate a cena

Sono i 10 piatti più amati dagli italiani a cena, lo conferma la ricerca Doxa/Unione Italiana Food “Gli italiani e il consumo di pasta”. A piazzarsi sul podio sono gli spaghetti al pomodoro (scelti dal 33% del campione), seguiti dalla Carbonara (26%), e dai rigatoni al ragù (22%). Quando si parla di ricette di pasta, gli italiani sono maestri e anche se nell’ultimo anno abbiamo avuto più tempo da dedicare alla preparazione dei cibi o alla ricerca di nuovi piatti, il trend dei consumi dimostra che a vincere è sempre la classica tradizione. Soprattutto a cena.

 

  1. SPAGHETTI AL POMODORO

È uno dei piatti simbolo della cucina italiana e, non a caso, si piazza al primo posto tra i piatti più amati dagli italiani a cena: il formato di pasta per eccellenza, il sugo fatto con i pomodori, l’olio extravergine di oliva e il basilico per una ricetta che soddisfa tutti, sempre. A pranzo o a cena, in famiglia o tra amici, si può portare in tavola con la serena certezza che piaccia sempre a tutti. Gli ingredienti? Pochi ma tutti essenziali: pomodori maturi ma sodi, spaghetti, aglio, basilico, olio EVO, sale. La salsa di pomodoro entra nei libri di cucina Europei nel XVII secolo. Chiamata spesso “spagnola”, è fatta con pomodori affettati e peperoncino. La prima ricetta compare nello “Scalco della moderna” di Antonio Latini (1692), che parla di “salsa di pomadoro, alla spagnola”.

 

  1. PASTA ALLA CARBONARA

Una ricetta amata ma anche altrettanto discussa: che sia con pasta lunga o corta, ognuno ha una sa versione. Per i puristi esiste solo una maniera per farla e 5 ingredienti canonici: pasta, guanciale, pecorino, uovo, pepe. Forse la Carbonara è così amata e replicata perché le sue origini sono incerte: Per alcuni, la Carbonara sarebbe nata nel 1944 dall’incontro fra la pasta italiana e gli ingredienti della ‘Razione K’ dei soldati americani, altri attribuiscono la paternità ai carbonai appenninici (Lazio e Abruzzo), come evoluzione del piatto detto “cacio e ova”. Origini a parte, ingredienti e comandamenti della Carbonara come la mangiamo oggi, sono stati una conquista recente, fatta di tentativi, errori e sottrazioni, che hanno tolto il superfluo per isolare guanciale, uovo, pepe e pecorino.

 

  1. RIGATONI AL RAGÙ

È un’altra delle ricette italiane tra le più conosciute al mondo e che vanta innumerevoli tentativi di imitazione menzionata anche nel libretto della “Bohème” di Puccini. Nato come piatto a base di carne nella Francia rinascimentale, la ricetta del Ragù ha viaggiato fino alla corte borbonica napoletana per poi diffondersi in tutta la penisola. È nel 1970 che si parla per la prima volta dei “Maccaroni alla Napolitana”, in quasi tutto simili alla ricetta che conosciamo oggi, ne “L’Apicio moderno” di Francesco Leonardi. La ricetta, con minime varianti, sarà ripresa da Ippolito Cavalcanti nella “Cucina teorico pratica” del 1837, forse il più famoso ricettario napoletano antico. Mentre il ragù alla napoletana era già pienamente affermato sulla scena culinaria, quello alla bolognese compare nel “Cuciniere italiano moderno” di metà Ottocento col nome di “Maccheroni alla famigliare.

 

  1. PASTA AL TONNO, POMODORI E OLIVE

Rappresenta un simbolo dell’alimentazione mediterranea, specialmente durante la stagione estiva. Tre ingredienti che hanno conservato nel tempo la loro caratteristica vincente: la semplicità. La pasta al tonno ha una storia difficile da individuare e c’è una credenza dura a morire che lega le origini di questo piatto alla città di Bologna. L’Accademia della Cucina Italiana ha posto fine all’annoso fraintendimento. Perché se c’è un piatto che ha l’onere e l’onore di stare nell’elenco delle trenta ricette della secolare tradizione della città, tra tortellini, lasagne e tagliatelle, quello è costituito proprio dagli spaghetti al tonno. Lo dice un secolo di storia, a partire da quando, agli inizi del Novecento, cominciò a diffondersi la commercializzazione del tonno conservato sott’olio e la distribuzione commerciale degli spaghetti anche nel Nord del Paese.

 

  1. LINGUINE ALLE VONGOLE

Benché diffuso e apprezzato su tutte le coste d’Italia, è la provincia di Napoli a vantare la codifica e i natali di questo piatto che, la sera della Vigilia di Natale, diventa un vero e proprio must del menu festivo. Anche se può sembrare un piatto di facile esecuzione, esso nasconde le insidie di tutti quei piatti che contemplano pochi ingredienti: tutti devono essere di qualità eccellente e cucinati in modo da non lasciare margine d’errore. In questo caso gli ingredienti sono appena cinque: pasta, vongole, olio, aglio, peperoncino e prezzemolo. Una curiosità? Un trucco infallibile per riconoscere le vongole è osservarle bene: se hanno i cosiddetti “cornini” separati allora significa che provengono dal Mediterraneo e sono le più saporite vongole “veraci”. Un segreto per l’esecuzione è quello di ottenere la giusta cremosità per legare tutti gli ingredienti: un trucco è quello di scolare gli spaghetti molto, molto presto e finire la cottura nell’acqua delle vongole filtrata. L’amido contenuto nella pasta farà il resto.

 

  1. PASTA AL PESTO

La ricetta originale del pesto alla genovese viene resa ufficiale verso la seconda metà del XIX secolo. Periodo in cui un noto gastronomo “Giovanni Battista Ratto” cita nella sua opera “la cuciniera genovese” il procedimento per realizzare questo famoso condimento. In verità, l’utilizzo delle erbe aromatiche in Liguria risale al medioevo. Una delle leggende più diffuse narra che il primo pesto alla genovese fu realizzato da un frate che abitava sulle alture di Prà, che raccolse tutte le erbe del luogo ed iniziò a mescolarle e a pestarle insieme a pinoli, noci e formaggio che gli erano stati portati in dono dai fedeli del luogo. Per creare questo buonissimo condimento bisogna dotarsi di un mortaio di marmo e di un pestello in legno. Un procedimento che richiede una certa dose di pazienza, ma la fatica viene sicuramente ricompensata dal gusto eccezionale di questa ricetta. La sua diffusione si deve anche ai marinai genovesi che partendo per lunghi viaggi hanno contribuito a far conoscere il buon sapore ligure e la tecnica di preparazione in molte parti del mondo.

 

  1. SPAGHETTI AGLIO E OLIO

L’aglio, l’olio e il peperoncino sono davvero tutto quel che c’è in questa pasta ma nonostante l’estrema semplicità degli ingredienti questa ricetta vanta una storia lunga e interessante, e anche innumerevoli varianti che l’hanno resa protagonista indiscussa delle spaghettate di mezzanotte.  Di certo è un piatto che nasce nel Sud Italia, dove l’olio d’oliva e il peperoncino sono due ingredienti diffusissimi (a differenza del Nord, dove il burro la fa da padrone). A Napoli, dove pare che questa pasta sia nata, si usavano e si usano ancora non solo spaghetti ma anche linguine o vermicelli. I vermicelli alla borbonica sono infatti un altro nome della pasta aglio e olio, e prevedono anche una dose generosa di prezzemolo tritato.

 

8. TORTELLINI IN BRODO

Che siano, come vuole la tradizione, di carne, o anche di verdure o di pesce, i tortellini sono uno dei tipi principali di pasta della tradizione italiana. Queste delizie che, in origine, servivano per riciclare la carne non mangiata dai nobili, oggi sono molto diffusi e richiesti non solo in Italia, ma anche all’estero. In Italia esiste anche una vera e propria confraternita dedicata al tortellino, che afferma esplicitamente che questa pasta deve essere cotta in brodo, per preservarne il sapore. L’origine del tortellino si confonde tra storia e leggenda. La contesa tra Modena, Bologna e Castelfranco Emilia ha radici antiche dai contorni piuttosto sfumati. Di certo è che il tortellino è nato in Emilia, da non confondere con il cappelletto che invece è romagnolo ed ha dimensione maggiore e con differenti ripieni (non solo di carne ma anche di formaggio). La leggenda vuole che la forma del tortellino sia quella dell’ombelico di una donna.

 

  1. BUCATINI ALLA AMATRICIANA

La storia e il nome raccontano che il luogo di origine di questo famoso piatto è la cittadina di Amatrice, poi si tramandò dall’Abruzzo al Lazio nel 1927. Il disciplinare di produzione ne attribuisce l’arrivo nel Lazio assieme ai pastori che vi si spostavano durante la transumanza. Merito della sua diffusione si deve anche a una donna coraggiosa, certa Anna De Angelis: partita da Amatrice con la sua “mappatela”, un capace tascapane usato dai viandanti, che conteneva pasta fatta in casa ed essiccata, tranci di carne suina stagionata, cacio pecorino ed erbe di campo, arrivò in città in prossimità della stazione e incominciò a preparare con mezzi molto modesti l’originaria versione di pasta all’amatriciana, attirando tutti i passanti. Nel tempo poi si è aggiunto il pomodoro, e l’amatriciana è stata ribattezzata “il piatto delle 5 P”: pasta, pancetta, pomodoro, peperoncino, pecorino. Dove pancetta sta per guanciale, l’ingrediente che più di tutti lo connota e che si ottiene dalla guancia del maiale stagionata e insaporita con un particolare mix di spezie. Dal 6 marzo 2020 è ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dell’Unione europea.

 

  1. FARFALLE CON VERDURE DI STAGIONE

La tradizione della pasta con verdure si ricollega al principio della minestra e della Dieta Mediterranea, diffusa soprattutto al Centro-Sud, per lo più popolare. Dal connubio con le verdure, nascono primi piatti dal gusto fresco, leggero e appetitosi, nutrizionalmente completi e che, con qualche accortezza, risulteranno graditi a tutti i palati. Dalle orecchiette con le cime di rapa pugliesi, alla Pasta alla Norma siciliana, o la stessa pasta al pesto, negli anni, poi, ogni Regione d’Italia ha trovato la sua versione tipica in base anche alla stagionalità e territorialità delle verdure.