È pratica e piace a tutti: secondo uno studio internazionale la pasta ha unito il mondo in quarantena

Il 2020 conferma la pasta come piacere settimanale, se non addirittura quotidiano, sulle tavole globali. La consumano tutti o quasi i francesi (99%), i tedeschi (98%) e gli inglesi (95%), mentre la mangiano ben 9 americani su 10, un dato incredibile se pensiamo che gli USA sono la patria delle diete iperproteiche. Va detto che in questi Paesi la media di consumo pro capite è più bassa rispetto all’Italia: 9kg all’anno negli USA, 8 in Francia e Germania, 3,5 nel Regno Unito, contro i nostri 23,5. Il che ci mette “fuori classifica”. In Italia tutti mangiano pasta. E circa 6 italiani su 10, in tutte le fasce di età e con un picco al centro-sud, la mangiano tutti i giorni.

Una ricerca multi Paese, commissionata in occasione del World Pasta Day da Unione Italiana Food e Agenzia ICE a DOXA, ha analizzato l’andamento del consumo di pasta durante il lockdown in Italia, Germania, Francia, UK e USA, 5 Paesi che, complessivamente, rappresentano più di un terzo del consumo mondiale di pasta e i primi mercati di riferimento per la pasta italiana. Questa fotografia svela come la pandemia ha cambiato l’approccio alla pasta e, alla vigilia del World Pasta Day, apre una riflessione sui valori che i consumatori di tutto il mondo attribuiscono a questo prodotto all’indomani di un evento che ha cambiato le nostre vite.

Più della base di consumatori, stupisce ancora di più la frequenza con cui la pasta viene portata in tavola all’estero: in tutti i Paesi indagati, la maggioranza della popolazione mangia pasta in media da 1 a 4 volte a settimana, in percentuali che variano dal 56% degli americani all’85% dei francesi, passando per il 61% dei tedeschi e il 71% dei francesi. Addirittura, ben 6 americani su 100 e 7 francesi su 100 la mangiano tutti i giorni.

Dalla ricerca Doxa arriva la conferma sul campo di una delle immagini simbolo di inizio pandemia, conferma sul campo di una delle immagini simbolo di inizio pandemia, quella di dispense e carrelli della spesa riempiti di pasta. 1 consumatore globale su 4 (24%, con punte del 28% in Italia) ha dichiarato di aver aumentato il suo consumo di pasta durante il lockdown. In Italia, in particolare, ad aver acquistato più pasta durante l’isolamento forzato sono stati soprattutto gli adulti 35-54 anni e i residenti al Sud e nelle Isole.

I perché di questa scelta si rintracciano tanto nella sfera della razionalità quanto in quella della gratificazione: in tutti i paesi, soprattutto secondo i francesi, il motivo principale è che “si conserva facilmente e a lungo” (59%). A seguire il fatto che “è buona e mangiare un alimento gratificante aiuta sempre nei momenti difficili” (40%), in particolare per italiani e tedeschi. Inoltre, “piace a tutti e fa sentire uniti” (22%). E ancora, hanno consumato più pasta perché “è un alimento sano” (25%), sostenendo che una cucina del benessere è un plus durante emergenze sanitarie come il Covid.

 

I TREND DI CONSUMO, TRA TRADIZIONE E VOGLIA DI SPERIMENTARE RICETTE E FORMATI INNOVATIVI

Il lockdown ha (in parte) cambiato il rapporto degli appassionati con la pasta, tra certezze confermate e voglia di sperimentare. Il 26% del campione (con punte in Italia e Francia) ha preparato ricette della tradizione e di famiglia, per trovare conforto in un momento incerto; Il 21% ha preparato ricette più elaborate, avendo più tempo libero a disposizione; e ancora, hanno sperimentato “nuove ricette e nuovi metodi di cottura” (20%); hanno acquistato, specie italiani e francesi, “nuovi formati e tipologie di pasta come quella integrale, di legumi, senza glutine”, (15%). Tra le curiosità, il 10% degli americani ha ordinato la pasta con il food delivery. Germania (51%) e USA (43%) sono i paesi con più consumatori “conservatori” che non hanno modificato le loro abitudini con spaghetti &co.

 

LUNGA O CORTA? SUI FORMATI È DERBY, MA IL MONDO INCORONA LA PASTA ITALIANA

Nel derby dei formati, gli italiani preferiscono la pasta corta e rigata, mentre inglesi e americani quella lunga. I tedeschi quella fresca (ripiena e non). I francesi, invece, sono i maggiori estimatori della pasta corta e liscia.

Su una cosa tutti o quasi sono d’accordo: la qualità della pasta italiana non è in discussione. E infatti la pasta made in Italy è la prima scelta nella dispensa globale. È la preferita per il 72% delle famiglie inglesi, il 68% di quelle francesi, il 54% di quelle tedesche e il 48% negli Stati Uniti.

 

I DATI DI CONSUMO LOCALI CONFERMANO LE TENDENZE EMERSE DALLA RICERCA

In Francia, secondo uno studio Nielsen, gli acquisti di pasta sono aumentati del +114% nella prima settimana di marzo e del +196% nella successiva, quella che ha preceduto il lockdown. Ancora un mese dopo, i dati della prima settimana di aprile doppiavano (+99%) la voglia di pasta rispetto alla settimana precedente. E infatti una ricerca condotta da Adot a fine isolamento, rivela che il 60% dei francesi ha aumentato il suo consumo di pasta. Una fotografia, sempre di Nielsen, sull’impatto iniziale del Coronavirus in UK, mostra che la pasta è stato il primo prodotto alimentare acquistato nella settimana dall’1 al 7 marzo (+74%) e certifica che a fine mese le sue vendite sono aumentate del 55%. Mentre negli USA, dopo anni di stabilità, per rispondere alla domanda dei consumatori i pastai locali hanno dovuto aumentare del 30% i volumi prodotti. E in Germania, hanno fatto notizia i treni speciali che una catena di supermercati ha mandato in Italia per poter far scorta di pasta nel mezzo della pandemia.